In un precedente articolo ho scritto di come concentrazione e focus siano elementi preziosi per il lavoro dei knowledge worker. Le distrazioni, tuttavia, tentano continuamente di catturare la nostra attenzione e sottrarre tempo ai nostri task fondamentali. Molte di queste interruzioni nascono proprio all’interno del luogo stesso di lavoro. In questo articolo presento una elaborazione alternativa dell’ambiente lavorativo mirata alla ricerca della massima dedizione.

La Eudaimonia machine

Il termine Eudemonìa deriva dal greco εὐδαιμονία, parola composta a sua volta da εὖ “bene” e δαίμων “demone, sorte”. Il suo significato, preso dal contesto filosofico, diventa quindi: la felicità intesa come scopo fondamentale della vita.

Proprio da questo termine, e dal profondo significato che cela, David Dewane, professore e architetto visionario, sviluppa la Eudaimonia machine. Lo scopo del progetto è realizzare un ambiente di lavoro in cui le persone possano entrare in uno stato di profondo sviluppo umano, massimizzando le proprie abilità personali.

La struttura

eudaimonia machine

La struttura di tale ambiente è composta da cinque stanze, realizzate con delle regole ben precise:

Per questo motivo spesso la Eudaimonia Machine è disegnata come una struttura rettangolare con le stanze in linea, una dopo l’altra. Gli utenti, per raggiungere una specifica stanza, dovranno necessariamente passare prima per le altre intermedie. In questo ambiente, immaginato dall’architetto Dewane, ogni stanza ha una collocazione e un ruolo ben preciso.

Stanza #1: la Galleria

Immagina di essere in strada, davanti alla sede di un’azienda che ha scelto di organizzare i propri spazi seguendo le regole della Eudaimonia Machine di David Dewane. Varchiamo la soglia dell’ingresso principale e ci troviamo all’interno di una stanza che contiene, come fossimo in un museo, una esposizione di tutti i prodotti dell’azienda. La sensazione è di essere in un ambiente accogliente, anche per chi non è necessariamente un dipendente dell’azienda. Se fossimo infatti, clienti o semplici visitatori, avremmo subito un primo impatto con ciò che l’azienda produce e l’immagine di ciò che più la rappresenta. Questa stanza ha lo scopo principale di fungere da ambiente da cui trarre ispirazione e, allo stesso tempo, è una fotografia dell’hic et nunc dello sviluppo aziendale. Dopo aver guardato a fondo la galleria e, magari, dopo una piacevole conversazione con gli altri utenti della macchina di questa stanza, passiamo alla prossima attraverso l’unico altro varco.

Stanza #2: il Salone

Appena entrati in questa stanza, ci si accorge che è sviluppata per intrattenere l’utente per un lasso di tempo più consistente. Il salone, infatti, contiene al suo interno un bar dove poter sorseggiare un buon caffè, un locale cucina dove poter preparare da mangiare e degli spazi dove poter investire del tempo per lunghe conversazioni con gli altri utenti. È questo l’ambiente dedicato a far fluire, senza schemi prefissati, le idee che poi si andranno a sviluppare all’interno della macchina. Chi ha avuto a che fare, per motivi di lavoro, con aziende della penisola iberica sa benissimo che le riunioni più produttive avvengono all’interno di un bar con della birra ghiacciata sul tavolo. Lasciamo il divano del salone e passiamo alla prossima stanza.

Stanza #3: la Libreria

Ci troviamo al centro della macchina, via via che proseguiamo gli ambienti diventano sempre più indirizzati ad offrire un luogo di lavoro che possa conciliare la concentrazione. In questa stanza troviamo una grande libreria con tavoli e sedie per la consultazione e lo studio, proprio come una biblioteca. Questo ambiente è progettato per favorire la ricerca e al suo interno troviamo tutta la documentazione dei prodotti sviluppati all’interno della macchina, oltre a tutte le risorse usate nei precedenti progetti. L’utente può consultare libri e materiale digitale, stampare e scannerizzare. L’architetto Dewane definisce questo ambiente come “il disco rigido della macchina”. In questa stanza si cerca di dare una base solida alle idee prodotte dalla macchina; inizia così il processo di focus sul prossimo progetto. In religioso silenzio procediamo verso la prossima stanza.

Stanza #4: l’Ufficio

Siamo appena entrati nell’ambiente dove gli utenti della macchina passano gran parte del loro tempo. La stanza è un grande open-space con scrivanie a postazioni condivise e una grande sala riunioni con lavagna e monitor da proiezione. All’interno di questo ambiente vengono effettuati tutti i lavori a bassa intensità, lavori di routine o, in generale, che non necessitano di una concentrazione particolare. L’open-space garantisce un contatto di base con gli altri utenti che, se da un lato stimola la forza di volontà con la quale si svolge il lavoro quotidiano, dall’altro rappresenta, inevitabilmente, una fonte di distrazione. Abbandoniamo, perciò, l’ufficio per recarci nell’ultima stanza della struttura.

Stanza #5: la Camera

Questa stanza rappresenta l’apice della struttura, la massima espressione della ricerca di un ambiente disegnato per favorire la concentrazione. In questo ambiente troviamo vere e proprie camere singole, arredate in maniera minimale per minimizzare le fonti di distrazione. Ogni camera ha una scrivania da un solo posto, le mura che separano gli ambienti sono spesse e insonorizzate. All’interno delle camere, in maniera totalmente isolata da distrazioni e contatti con altri utenti, è possibile concentrarsi per i lavori che richiedono una totale dedizione e un flusso ininterrotto di sviluppo. Dewane immagina l’uso della camera ad intervalli di 90 minuti, intervallati da 90 minuti di break da ripetere due o tre volte all’interno della giornata.

Una visione ideale

La visione di Dewane è ideale, probabilmente a tratti utopica e per il momento rimane un progetto di architettura visionario alla ricerca del miglior ambiente di lavoro. Nella realtà dei fatti, però, la distrazione continua ad avvolgerci sia all’interno dei rumorosi open-space che all’interno dei nostri piccoli uffici mentre rispondiamo alle e-mail e alle telefonate. La domanda fondamentale a questo punto è: abbiamo veramente bisogno di una Eudaimonia Machine per poter lavorare in maniera concentrata e senza distrazioni? Sappiamo che il focus è prezioso ma ripetere a se stessi di aver bisogno di maggiore concentrazione non è abbastanza. Ecco perché l’esempio della Eudaimonia Machine è utile, serve a farci comprendere la complessità dell’argomento: la ricerca del lavoro senza distrazioni è un processo tutt’altro che semplice, pieno di ostacoli creati dalla natura stessa dell’uomo.

Bibliografia

[1] Newport, C. (2016). Deep Work. Piatkus.

 

Simone Vellei
Full-remote Addicted | Content Creator
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linkedin: https://www.linkedin.com/in/simonevellei

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